mercoledì 28 marzo 2012

A primavera rispetta l'equilibrio minerale del tuo corpo

La primavera porta con sé distese di prati fioriti, un tepore gradevole e il miglioramento dell’umore: la bella stagione, con l’aumento delle ore di luce e l’allungarsi delle giornate, riattiva i nostri sensi e ci regala un effetto euforizzante, liberandoci  dal “letargo” invernale. Ma non è sempre tutto rose e fiori: in molti, con il cambio di stagione, percepiscono sonnolenza, cambiamenti d’umore, debolezza muscolare, affaticamento e anche disturbi del metabolismo e della pressione arteriosa. Cosa succede, in questi casi, al nostro organismo?
Niente allarmismi, bisogna solamente fare attenzione a rispettare l’equilibrio minerale del nostro corpo, ossia adottare un comportamento alimentare adeguato che permetta al corpo di godere della sua “primavera”. Gli alimenti consigliati sono soprattutto le proteine (uova, formaggi, carni) e le verdure, queste ultime fondamentali per l’assunzione di ferro. Essenziale è anche l’apporto di frutta di stagione, come kiwi, banane e albicocche, affinché non ci sia carenza di potassio, e di pane e fegato, ricchi di magnesio e vitamina B6.
Rispettando questi piccoli, semplici suggerimenti alimentari, il vostro corpo sarà in grado di ritemprarsi: si otterrà un buon funzionamento dei muscoli e del trasporto dell’ossigeno nei tessuti tale da riequilibrare il sistema nervoso e ripristinare il vostro equilibrio minerale.

lunedì 26 marzo 2012

Aiuto, sono diventato zoppo!!

Ma a quanti di voi, una mattina alzandosi da letto, appena messo il piede per terra (destro o sinistro è indifferente) è successo di sentire un dolore importante sotto la pianta del piede e poi di zoppicare per tutta la giornata?
E vi siete chiesti: ma cosa ho fatto? L’ho battuto? Sono caduto?  Ho fatto uno sforzo? Ma cosa è successo? E non trovate la spiegazione, ma il dolore non passa anche se avete preso il primo antiinfiammatorio che avete trovato in casa.
E allora cosa è successo???

Ve lo dico io: probabilmente avete un piede cavo e negli ultimi mesi avete messo su qualche chilo di troppo, oppure avete iniziato a svolgere una professione o una disciplina sportiva che vi fa stare tanto tempo in piedi, oppure avete cambiato o messo per la prima volta calzature “lavorative”, come le scarpe antinfortunistiche che hanno un rinforzo in acciaio nella suola oppure il classico zoccolo bianco, tipo dr. Schulz.
Infatti, le calzature lavorative con una suola rigida, come per me gli zoccoli di sala operatoria, sono la prima causa di insorgenza di dolore e così, una parte del piede che si chiama sperone o spina calcaneare ha dato segno di sè perché stimolato dal carico eccessivo su di una superficie rigida.

Cos’è? Lo sperone è una piccola escrescenza ossea che si forma in prossimità della superficie ossea anteriore del calcagno, dovuta a processi riparativi di microlesioni causate da un’eccessiva trazione sulla zona inserzionale della fascia plantare.

Come si cura? C’è chi ha fatto il laser, c’è chi ha provato le ionoforesi, c’è chi ha fatto gli ultrasuoni, c’è chi mette 2-3-4 volte al giorno la crema antidolorifica, tutte cose consigliate dal medico o del fisioterapista o dall’amico che le ha già avute tutte (ce l’abbiamo tutti un amico cosi, quello che ne ha passate più di Rambo!) e che ora sa TUTTO!

Ma la cura, allora, qual è? Ebbene prima si fa una radiografia del piede sottocarico in proiezione latero laterale, così si fotografa il nostro sperone, e poi lo si tratta con un plantare di spessore idoneo di solito fatto di silicone da portare continuativamente fino alla scomparsa del dolore (ed anche dopo).






Ma le terapie di prima?? Servono? No perché lo strato corneo della pelle sotto il piede è il più spesso del nostro corpo e quindi da lì non passa niente, l’unico trattamento fisioterapico veramente efficace è quello attinente alle onde d’urto (io le faccio ai miei pazienti e le ho fatte sul mio piede destro per curarmi un piccolo sperone “arrabbiato”).
In caso insuccesso delle onde d’urto si può ricorrere ad una infiltrazione locale di cortisonico ad alto peso molecolare; ci sarebbe anche un trattamento chirurgico di questa malattia che consiste nell’effettuare un’incisione della fascia plantare al fine di detenderla ma è poco utilizzato.

Saluti e buona passeggiata!!!

venerdì 23 marzo 2012

La "liberalizzazione" del colpo di frusta


Molti sicuramente lo hanno avuto, spesso più di una volta, e tutti hanno sentito parlare del famigerato colpo di frusta o trauma distorsivo del rachide cervicale perché è la patologia più frequente nella infortunistica stradale; infatti, nel classico tamponamento, il capo ha un movimento prima di estensione e poi di flessione  con conseguente contrattura dei muscoli del collo, dolore,  rigidità dei movimenti e spesso anche sintomi accessori che riguardano l’apparato uditivo (acufeni cioè fischi), l’apparato vestibolare (vertigini e nausea) e cefalea spesso di tipo muscolo-tensivo.

Colonna vertebrale normale:
si noti la curva anteriore (lordosi)

Dal 1 marzo di quest’anno, grazie al nuovo governo tecnico, per dire “ho dolore al collo” ci vogliono le prove, cioè non è più sufficiente la sintomatologia soggettiva manifestata dal paziente, ma bisogna eseguire un esame strumentale come ad esempio una radiografia come quelle qui mostrate: quello in basso ha avuto un colpo di frusta e si noti, come indica la riga rossa, come tutte le vertebre siano impilate una sopra l’altra senza la curvatura tipica anteriore (lordosi fisiologica), che invece è evidente nella radiografia in alto di un rachide cervicale normale.



Colonna cervicale caratterizzata da colpo
di frusta con perdita della curva anteriore
Ricapitolando: se avete un incidente stradale e lamentate dolore al collo e vi recate in un pronto soccorso ed avete la fortuna che qualcuno vi faccia una radiografia al collo e si riscontri la perdita della fisiologica lordosi cervicale, allora forse avete un colpo di frusta. Ma in medicina, purtroppo, l’oggettività del dolore non è stata ancora provata e la sintomatologia, buona parte delle volte, è soggettiva e non oggettiva, un po’ come se qualcuno volesse avere le prove effettive che vi sono realmente venuti i crampi durante una partita di calcio o che avete dolore durante una colica addominale.





Ma mi chiedo: anche l’abolizione del colpo di frusta contribuisce a far calare lo spread????? E in maniera oggettiva? Oppure è solo un grosso regalo alle compagnie assicurative?



mercoledì 7 marzo 2012

Le cause del dolore anteriore del ginocchio

Il dolore anteriore del ginocchio nei pazienti che praticano attività sportiva, o che hanno un lavoro faticoso, è un sintomo frequente che spesso viene sottovalutato dato che si presenta sempre dopo sforzo e scompare a riposo.

La maggior parte delle volte viene trattato con rimedi fai da te (ginocchiera, creme con fans e cerotti medicati) ottenendo a volte buoni risultati, ma quando si presenta di nuovo ci si rivolge allo specialista.

Una delle possibili cause di dolore anteriore del ginocchio è il conflitto del corpo di Hoffa (quella massa morbida che si sente subito di fianco e sotto il tendine rotuleo) e la rotula ed il femore. Per capire meglio vediamo l’anatomia: a livello dell’apice del corpo adiposo di Hoffa il foglietto di rivestimento sinoviale si ripiega formando un piccolo recesso che funziona da ammortizzatore biomeccanico (ossia che impedisce al tendine rotuleo di urtare il femore e quindi di consumarsi).

In presenza di sovraccarichi funzionali dell’apparato estensore del ginocchio, si verifica l’ipertrofia del foglietto di rivestimento sinoviale, che nei movimenti di flesso-estensione del ginocchio viene continuamente schiacciato tra femore e rotula, determinando flogosi cronica e dolore sottorotuleo. Tale entità patologica viene definita come sindrome da impingement dell’apice del corpo adiposo di Hoffa (Superior Apex Syndrome).

I sintomi sono caratterizzati da dolore recidivante a livello dell’apice inferiore della rotula e della porzione prossimale del tendine rotuleo; il dolore è di tipo profondo e si scatena durate l’attività fisica o dopo sforzo senza alcun versamento articolare. Gli esami strumentali necessari alla diagnosi sono in primis l’ecografia e in seconda battuta l’RMN. La terapia è medica, fisioterapica e nei casi resistenti chirurgica (si esegue la riduzione artroscopica del corpo di Hoffa).


Sindrome dell'apice del corpo di Hoffa (alterazione ipertrofico-iperplastica)



Ottica antero mediale: a ginocchio esteso è possibile dimostrare i rapporti dell'apice del corpo adiposo di Hoffa con l'articolazione, che se ipertrofico si insinua tra rotula e femore anche se la distensione articolare rende il fenomeno meno evidente